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"La virtù appartiene ai princìpi dello spirito umano,
beato mondo ove, uomini e donne, nobili e popolani, in una eterna gara d'abnegazione e d'altruismo, si prodigano con tanto amore al fine di costruire un mondo più bello e un lieto domani "

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Opere

In oltre 50 anni di scrittura, ho realizzato numerose opere con temi e personaggi tipicamente siciliani, protagonisti assoluti delle mie poesie e dei mie romanzi.

Libri di Poesie

  • "Dolce candore" - Canicattì 1967
  • "Il tutto ci appartiene" - Roma 2009

Libri di Narrativa

  • "La grotta di fra Gesualdo" - Firenze 2004
  • "Sequenze di vita" - Roma 2007

Saggi

  • "L'approdo - Panoramica di secoli in fermento" - Canicattì 2015



Sequenze di vita - Prof. Nuccio Mula

Ogni uomo agisce per sé, secondo un proprio piano, ma ne risulta un'azione sociale, si realizza un altro piano a lui esterno, e con i fili greggi, sottili e sfatti della vita di ognuno si tesse la tela di pietra della Storia", ebbe ad annotare il grande Pogodin; ed è sorprendente come questa geniale intuizione, che va a collegarsi pressoché direttamente anche a quanto sottolineato, molto tempo prima, da Thomas Carlyle ("La Storia è l'essenza di innumerevoli biografie"), si posizioni "naturaliter" come ideale premessa a tutta una serie di osservazioni, analisi e deduzioni individuate ed interpretate da Diego Puzzangara nel preliminare d'intesa oculatamente anteposto all' "excurrere" testuale della sua precedente, pregevole opera di narrativa storica, "La grotta di fra Gesualdo", quali "innumerevoli, sottilissimi fili che, l'uno all'altro collegati" che finiscono "con il suturare quell'arcano tessuto cerebrale che, a priori, confeziona e determina l'abito mentale dell'umana specie, relegando decisamente quest'ultima alla mentalità dell'ambiente in cui l'uomo vive e opera". Tornando, adesso, ad offrirci altre fascinose e intriganti "sequenze di vita" grazie a questo ulteriore "trovarsi" dell'ingegno letterario ed umano, anche stavolta meritevolmente gratificato da una qualificatissima realtà dell'editoria italiana, Diego Puzzangara prosegue, quindi, a dipanare nuovi ed a volte apparentemente inestricabili grovigli di quei fili; e lo fa con una pazienza gravida di saggezza e di caparbietà, snodandoli uno per uno da viluppi e reticoli, da intrecci ed intrighi, da ricami e garbugli, per offrirceli perfettamente slacciati eppur giammai slegati nel loro terminale svolgersi su corsie narrative parallele e convergenti al tempo, in una sorta di "cum-figurare" pentagrammatico volto ad unificare queste sequenze attraverso invisibili orditi di simultaneità propositiva ed espositiva abilitati a manifestarsi quali servostrutture di ottimizzazione d'una fluidità dell'esprimersi, del descrivere e del perfezionare che, per intuizioni, presupposti, rappresentazioni, scaturigini, approfondimenti e cesellature, va a contrassegnare una valenza di scrittura fuori dall'ordinarietà. "La cultura storica ha il fine di serbare viva la coscienza che la società umana ha del proprio passato, cioè del suo presente, cioè di se stessa", ammonì, e senza ammettere repliche di sorta, l'illustre Benedetto Croce; ed il nostro Autore, che ci aveva già lodevolmente dimostrato, nella sua opera prima, di possederne piena e versatile consapevolezza, caratterizza, contrassegna e qualifica ogni foglio ed ogni parola di questo elevato ripresentarsi editoriale (che appare, anche stavolta, non quale testo a sé stante, ergo compiuto e concluso in autonomia d'elaborazione, ma come ulteriore capitolo funzionale, quantunque fisicamente scisso, al "work in progress" d'una più complessa ed articolata organicità di progetto narrativo) con un incedere ugualmente intriso d'acutezza e di profondità sia nelle delineazioni spazio-temporali (pronte a dilatarsi duttilmente al fine di consentire uno scorrere "morbido" del riferire fra impalpabili dissolvenze incrociate di scenari e fattualità) sia nelle caratterizzazioni percepibili ed intime d'ogni personaggio (persino, come agevolmente rivelerà lo svolgersi della lettura, di chi dovrebbe essere semplice e servostrutturale connotazione di comparsa, ed invece, pur celato fra le righe dopo una fugace, ma determinante apparizione iniziale, continua ad essere protagonista, e fino al compiersi dei fogli e delle vicende, e forse per tornare a reincarnazioni d'identità nell'intuibile prosieguo del "work in progress" citato: ma andrà a scoprirlo il lettore, poiché irriverente sarebbe, in questa sede pre / testuale, anticipare, anche in briciole sparse, coordinate e percorsi di "texture"). Ma il vero "deus ex machina", in questo lavoro che ammalia ed appaga, non è, a parer nostro, né un luogo, né un tempo, né un evento, né un personaggio fra tutti quelli che han cercato – e trovato – in Diego Puzzangara l'autore ideale; laddove è, invece, una rosa, una semplice rosa, a manifestarsi determinante, prima a palpitare fra le mani d'un uomo e d'una donna, poi, muta ed eloquente al tempo, fra l'acqua e il vetro d'un "bouquet" gravido di simboli, di ricordi, di rimpianti, di passioni e rimorsi, di legami e tradimenti, di schiettezze e ipocrisie, di candori e finzioni, di furori e pudori, di desideri e di dubbi, di prevedibili percorsi e di epiloghi sorprendenti, per celare fra i suoi petali una teoria infinita di azioni dove l'essere va ad interfacciarsi all'apparire e l'io trova nell' "altro io" sia un intuibile antagonista che un complice sbalorditivo. Opera di raro spessore narrativo, allora, questa che abbiamo l'onore d'introdurre, per il suo proporsi ed imporsi ad alti livelli di valenza fra strutture musive d'indubbia fluidità stilistica e dovizie di dettagli, puntualizzazioni, agganci paremiologici, riscontri e riferimenti di natura storica ed etno-antropologica, scandite da squarci di seducente demopsicologia a coniugare rievocazioni di costumanze e ritualità distillate dall'immenso ed inestimabile patrimonio delle tradizioni popolari agresti legate ad una sicilianità di cui, purtroppo, il baratro dell'Oblìo ci ha fatto perdere, ed irrimediabilmente, gran parte delle tracce e dei tragitti (ed in ciò il nostro Puzzangara persiste a rivelarsi affettuoso ed affabulante custode nonché "speculum" della Memoria individuale e collettiva); e contributo altamente significativo dell'ingegno, nell'oggettività di un giudizio critico che ne rimarca e ne addita il perimetro, l'area e l'oltre del suo eloquente dimensionarsi in un contesto letterario alquanto fuori dagli steccati d'un localismo comunemente fondato – e non accade, di norma, solo dalle nostre parti, ancorché fin troppo prodighe nell'ordinario – sull'occasionalità dell'approccio amatoriale: il che può anche permetterci di prescindere dalla ricerca (a volte anche "matta e disperatissima", se è lecito avvalerci d'un rinomato appiglio leopardiano per lavorare, in specie, di doverosa ironia) di schemi e modelli di riferimento per assemblaggi impropri ed incauti a presenti e passate esistenze da lasciare, invece, sulle altitudini himalayane del loro genio prima che ogni forzata saldatura vada a rivelarsi, in luogo di coniugante pomposità di compresenza, implacabile "boomerang" ai danni d'un estro, come quello del nostro Autore, che riteniamo, di contro, assolutamente originale e, quindi, più meritevole d'essere valutato in chiave d'assoluta autonomia, ergo proprio grazie a queste sue personalissime ed inesportabili connotazioni. Ed in tal senso, anche il mio inserirmi nel presente volume, grazie alla stima di cui l'Autore, ripeto, ha voluto onorarmi, vuol essere, oltre che personale tributo d'onore al merito nei riguardi d'un gentiluomo d'altri tempi, anche professionale attestazione di stima per un qualificato scrittore della nostra terra agrigentina, cui ben si addice sia l'importante intuizione del filosofo statunitense ottocentesco Emerson ("Il talento da solo non può fare lo scrittore. Ci deve essere un uomo dietro al libro") sia, infine, e non a caso a proposito di Storia, quanto testimoniò, nel 1600, l'insigne Jean de la Bruyère e che Diego Puzzangara, dopo due ardue prove superate con il cuore e l'ingegno, può senz'altro far suo: "Rendo alla società ciò che mi ha dato: da essa, infatti, ho preso a prestito la materia di quest'opera: ed è giusto che, dopo averla condotta a termine con tutto il rispetto della verità di cui sono capace e che essa merita da me, io, adesso, gliela restituisca


Diego Puzzangara

Poeta e Scrittore Siciliano

Nato a Canicatti nel 1922, trascorre la sua vita lavorando come ferroviere in giro per l'Italia prima di trasferirsi definitivamente nella sua città natale e dedicarsi alla sua passione più grande, la scrittura.

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"Dolce Candore" - Prof. Domenico Turco
"Sequenze di Vita" - Prof. Domenico Turco
"L' Approdo - Panoramica di secoli in fermento" - Prof. Domenico Turco
"L' Approdo - Panoramica di secoli in fermento" - Prof. Luigi Nunziata



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